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Marketing e BOT: Traffico invisibile, roBOTico, a discapito delle decisioni di marketing
I pericoli posti dal traffico del sito non human (non umano) a siti di annunci online e marketplaces. I pericoli posti dagli ormai noti BOT.
Per meglio comprendere i pericoli dello non human traffic basterebbe chiedersi: chi sta realmente visitando il tuo sito internet?
Diverse ricerche ci dicono che solo il 40% del traffico al sito è umano. Un altro 35% sono good bots come Google, Bing, e simili. Il restante 25% è il traffico non umano, e che sta colpendo il tuo sito con una serie di attività dannose:
- Genera numeri enormi di richieste di pagine che causano rallentamenti, tempi di inattività e scarsa esperienza dei clienti.
- Furto di contenuti e attacchi SEO che portano ad un calo del traffico utile.
- Rivendita di lead e dati rubati con conseguente perdita entrate ed erodendo una base di clienti.
Marketing e BOT: il problema più ovvio è il web scraping
In parole povere, il web scraping è utilizzato da BOT dannosi per duplicare e abusare dei vostri contenuti proprietari.
Il problema è in crescita perché è più conveniente che mai entrare in partita ed è più difficile che mai identificare e bloccare gli attacchi. A causa ai servizi cloud e P2P, la caccia ai web scrapers bloccando gli indirizzi IP specifici è diventato un gioco infinito.
I Bot come servizio è ora una soluzione di categoria. Ad esempio c’è una società chiamata Import.io che farà tutto il lavoro pesante sul web scraping per voi o si può assumere qualcuno al fine di copiare un intero sito, compresi i database di backend.
Per pochi dollari si prenderanno i dati e lo trasformano in un sito classificato. Per pochi dollari in più, cloneranno un intero sito in linea o un marketplace. Il costo è nulla rispetto al valore dei dati.
Copiare i contenuti è solo l’inizio
In un mercato, non si tratta solo di SEO che indirizza il traffico verso il tuo sito, le persone sono alla ricerca del prezzo più basso. I concorrenti, che stanno andando a rubare quelle prospettive, possono sottoquotare il tuo pricing anche solo dell’ 1% o rilevare quando sei fuori di inventario su un elemento particolare.
Poi ci sono gli attacchi di negative SEO che non si limita a rubare il tuo contenuto per il proprio sito, ma duplicano il contenuto in tutto il web diluendo la vostra unicità. Quando Google o altri motori di ricerca indicizzeranno questo contenuto duplicato, il ranking della pagina del tuo sito web precipita.
BOT e Google Analytics
I Bot, ovviamente, fanno anche registrare dati a Google Analytics.
Se più del 50% del traffico proviene da bot allora come si può dire quello che i veri utenti stanno facendo? Non è possibile.
E’ vero, però, che il blocco del traffico non umano come bad bots (e le pagine visualizzate che creano) abbasserà il tuo numero assoluto di pagine visualizzate, i tassi di conversione saliranno in modo significativo, perché c’è un acquirente reale potenziale dietro ogni colpo che stai ricevendo.
BOT e hacker
Per gli hacker, i bot sono come un gioco. I bot forniscono agli hacker l’accesso ad una maggiore scalabilità e automazione per le loro operazioni per bypassare la vostra sicurezza delle applicazioni web.
Oggi un hacker ha bisogno di un account per fare brute force ed un esercito di robot per ottenere un elenco di nomi utente e password. Poiché la maggior parte dei consumatori utilizzano le stesse credenziali attraverso molti siti web, tutto quello che un hacker deve fare è prendere un elenco di password rubate, caricarlo su un bot e quindi provare le credenziali in rapida successione contro molti siti web fino riesce ad avere accesso, poi si parte con la gare come in un gioco.
La stessa cosa accade con le carte di credito. Quando le informazioni della carta di credito vengono rubate i bot vanno a testare le diverse carte di credito su un sacco di siti diversi, alla ricerca di carte valide che poi producono opportunità per le transazioni fraudolente. Se la tua azienda riceve queste transazioni bot dovrebbe eliminarle, riducendo automaticamente le frodi e aumentando i profitti.
BOT e decisioni di Marketing
Diventa molto difficile, oggi, prendere delle decisioni di marketing quando il tuo account di Google Analytics viene alterato dai BOT. Sembra quasi fantascienza, ma è la realta!
Guarda cosa ha registrato, sui propri server, una multinazionale americana con una delle migliori soluzioni al mondo antibot:
Dalla foto si evince che hanno 7 milioni di visite umane, il problema è che senza una soluzione antibot avrebbero preso decisioni di marketing sopra a 26 milioni di comportamenti e visite (i dati in foto sono relativi ad un bimestre).
Allora potresti dirmi: magari le avessi io 7 milioni di visite al mese, io nel mio ecommerce ne faccio solo 50.000!
In questo caso ti domando: hai la certezza assoluta che siano 50.000 visite umane? Quanto sopra non accade solo in America, probabilmente stai prendendo delle decisioni di marketing su un numero che non è reale e te lo dimostro.
Adesso potresti dirmi: ok, ma capita solo a chi fa un certo quantitativo di traffico sul sito.
La foto che segue, 60 bot su 202 utenti è la risposta!
Hai la certezza che stai prendendo le decisioni di marketing per il tuo sito internet (blog o ecommerce che sia)?
BOT vs Marketing 1-0
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Si, certo.
Non sono d’accordo sulla percentuale assoluta, ma direi che in linea di massima e per un pubblico generico, l’articolo rispecchia la situazione attuale. Ma ci sono anche delle falle del sistema di indicizzazione del più noto motore di ricerca che in vece, in BING non si trovano.
Non parliamo dell’utilizzo incauto ed inappropriato dei link e della loro struttura tanto al chilo, ma tutto questo può essere automatizzato e c’è chi ci ha creato un business (1 link 10.000 euro), ma domani sarà ancora così?
Unica nota che mi permetto di fare è l’utilizzo improprio del termine HACHER. In realtà, nella sua accezione più profonda del termine, l’hacking è un settore quasi di ricerca, studio delle vulnerabilità, ma non ci si spinge a fare dei danni come inviare link negative e rubare contenuti. Quelle sono pratiche di Craking come il mirroring di interi siti web.
Tutto questo a discapito comunque di utenti e seri professionisti che hanno business in rete, a monte di tante chiacchiere e numeri vuoti libri di tanti (tutti) del settore italiano.
Buona fortuna, mi raccomando alle serp complete di BOT, mi piacerebbe capirne il senso, ma anche il tipo di conversione visto che presto con il paniere di parole chiavi, anche Google ci si metterà a confondere le idee ed i dati dei siti!!!
Ciao Alessandro,
sono d’accordo sul discorso hacker e cracker, ma il senso dell’articolo non voleva essere quello.
Come hai ben notato, la rete oggi offre 1 backlink 10.000 euro da PBN proprietaria, in alternativa infiniti backlink a tanto al chilo.
Da sempre Google predica che non dovrebbe essere più così e forse si ci sta arrivando, domani questo tipo di “venditori di merende” scompariranno dietro un muro di vergogna.
Per quanto riguarda la percentuale assoluta…
Ti invito a fare dei test su siti a cui hai accesso che sono posizionati nelle prime due pagine di google e che abbiano prezzi e carrello oppure che siano settore financial (ad esempio: prestiti con cessione del quinto), prova il filtro antibot (che se vuoi ti invio) per Google Analytics e poi ritorna con le percentuali, sono certo che con quei numeri sarai d’accordo 🙂
Ciao Davide,
sono d’accordo con tutto, proverò le percentuali come hai suggerito, ma forse sono fuorviato da dati nel settore FOOD e TRAVEL che hanno qualche problematica in più rispetto a dato reale da quello robotico.
Per quanto l’uso di backlink a pagamento, è la vergogna di Google ma è il gioco di un big player che non ha concorrenza, è forse questo il momento di pensare a spingere più su BING (ottimo tra le altre considerazioni) ed equilibrare questa egemonia fine a se stessa.
Lo stesso vale per il discorso prettamente BOT sugli annunci AdWords che hanno guadagnato ulteriore visibilità nella prima pagina dei risultati del motore più usato del mondo, ma esponenzialmente raccoglie più click forud e rimbalzi; forse qualche cosa sta sfuggendo di mano agli strateghi di Google.
Attento ai cracker, non sono hacker! 😀